Il ruolo degli adulti – parte 2

Ciao, ecco come promesso settimana scorsa, un’altra storia dedicata alle diversità e a come possono essere un freno o uno stimolo per realizzare una vita diversa da quella prevista dagli altri.

Sono appena tornato da un week end a Livigno, da dove mancavo da almeno 20 anni.

Sono stato insieme a persone fantastiche che sanno capire gli spazi e i momenti di ognuno, rispettandoli.

Non sempre ciò avviene e quando ci si ritrova davanti a situazioni direi “difficili”, per resistere bisogna avere accanto qualcuno che ci supporta e ci stimola in continuazione nel perseguire la giusta via.

Ricordando sempre che tutto parte da te, dalla cura della tua anima.

Ecco la seconda storia di rinascita e resilienza, nonostante tutto e tutti.

E’ la storia di un calciatore belga che tra poche ore scenderà in campo per proseguire la sua avventura a Euro 2020.

Kevin De Bruyne

Buona lettura

Davide

“Quando avevo 14 anni presi la decisione che cambiò la mia vita: decisi di andare alla scuola calcio del Genk.

Ero a due ore da casa, feci le valigie e partii da una parte all’altra del Belgio. Ai tempi ero timido anche dove sono nato, figuriamoci lì.

Ricordo che il primo anno l’ho passato in un piccolo albergo. Poi l’anno dopo sono stato con una famiglia affidataria, di quelle che il club paga per accogliere giovani giocatori.

La scuola andava bene, il calcio andava bene, nessuna grana e nessun problema. Alla fine dell’anno feci le valigie, li salutai e loro mi dissero: ‘Ci vediamo dopo l’estate’; ma fu quando tornai a casa che mia mamma pronunciò davanti a me le parole che avrebbero per sempre cambiato il corso della mia vita.

Lei stava piangendo, subito ho pensato fosse morto qualcuno. Le chiesi quale fosse il problema. ‘Non vogliono che torni – mi disse – la famiglia adottiva non ti vuole più’.

‘Perché?’ chiesi io. ‘Per quello che sei.

Non riescono ad interagire con te. Hanno detto che sei un “ragazzo difficile”.

Pensai ore e ore a quella frase, calciando il pallone contro un muretto, ‘per quello che sei’. Poi, dopo l’estate, tornai al Genk e fui promosso in seconda squadra.

A quel punto ricordo l’esatto momento in cui tutto è cambiato per sempre. Giocavamo un venerdì sera, il primo tempo lo passai in panchina, poi entrai nel secondo: fui come impazzito. Primo gol: ‘non ti vogliono più’. Secondo gol: ‘sei troppo timido’. Terzo gol: ‘sei un ragazzo difficile’. Quarto gol: ‘non ti vogliono più’. Quinto gol: ‘per quello che sei’. Cinque reti, in un tempo! Dopo quel giorno tutti cambiarono idea su di me…”.

Dirà in una lunga lettera a ‘The Players tribune’.

Da quel giorno inizia la scalata al grande calcio di uno dei centrocampisti più forti e completi del mondo, di colui che ieri è entrato e, come spesso accade quando gioca, ha fatto la differenza.

Kevin De Bruyne signori, il mago di Gand.

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