Sono passati 30 anni da quando il Milan vinse la Coppa dei campioni a Barcellona, contro lo Steaua di Bucarest.
Avevo 15 anni e quella squadra mi faceva sognare. E non solo a me.
Mio suocero e altre 80.000 (o forse più) persone presero ogni mezzo e si recarono a vivere un’esperienza che ha segnato la storia del calcio.
Al timone c’era Silvio Berlusconi che scelse un allenatore semi sconosciuto ma con valori immensi: Arrigo Sacchi.
Se vogliamo parlare di lavori fatti bene e che fanno bene, quel Milan rispecchia in pieno queste caratteristiche.
Da allora il calcio non è stato più la stessa cosa, poiché quegli uomini visionari cambiarono il modo di concepire questo sport.
In questi giorni su SKY c’è un servizio che descrive proprio quella squadra e nonostante conoscessi tanti aneddoti ho compreso ancora meglio i motivi di quei successi.
Motivi che ritroviamo in tutte le realtà in cui si ottengono risultati superiori alla media.
Il più importante?
Le persone.
Il modo in cui ci trattiamo all’interno di un gruppo fa sempre la differenza!
Sacchi non era nessuno, ma aveva in testa idee molto chiare, in cui credeva fortemente e con le quali influenzò i comportamenti dei suoi giocatori (inizialmente scettici) e a volte del suo presidente.
Questo allenatore aveva l’obiettivo preciso di vincere giocando bene, con intensità dal primo all’ultimo minuto, senza lasciare alcun spazio agli avversari.
All’inizio non fu semplice, ma trovò un ambiente societario che credette nelle sue capacità e alla fine ebbe ragione.
Nell’intervista Sacchi spiega chiaramente che a certi livelli, dove le capacità fisiche si equivalgono, la differenza la fa la mente.
Il modo in cui un atleta si prepara all’evento può determinare la vittoria o la sconfitta e lo stesso vale per la vita lavorativa di ognuno di noi.
Tra i vari concetti che ho sentito nell’intervista in TV, mi è rimasto in mente questo: per lui era fondamentale vincere giocando bene e con merito, altrimenti era meglio perdere.
Quella squadra fu applaudita in moltissimi stadi lontani da San Siro, è questo è il più grande riconoscimento che si possa ottenere.
Oggi le cose vanno diversamente, il Milan sta lottando per un posto in Champion’s League e quei soldi servirebbero come l’acqua per un assetato, ma il merito dove lo mettiamo?
E’ vero le altre squadre, tranne l’Atalanta, non stanno molto meglio, ma la reale differenza nello sport, e nella vita lavorativa e personale, si fa soltanto quando si da il massimo, a prescindere dai vari ostacoli che si possono incontrare lungo il proprio cammino.
Se siamo preparati, determinati, e ci circondiamo di persone con valori rivolti all’eccellenza allora i risultati arriveranno, e cresceremo come individui.
Vi saluto con una frase di Arrigo Sacchi, presente nel suo ultimo libro, che rispecchia molto bene i concetti espressi finora, con l’augurio di fare sempre il meglio e il massimo per crescere come persona e come gruppo.
A presto!!
“Osservo le coppe mentre pedalo sulla cyclette. Sono fermo, ma è come se andassi loro incontro. Le guardo e sento di meno la stanchezza. Non sono orgoglioso di quei metalli, sono orgoglioso delle idee, dei valori, del lavoro che rappresentano e degli uomini che hanno interpretato quei valori. Gli immortali”.
Arrigo Sacchi
PS: in genere non chiedo autografi ai personaggi famosi e non l’ho chiesto neanche a lui, ma questo momento me lo tengo stretto….