“Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.”
Eraclito
La vita funziona in questo modo, non esistono scorciatoie.
E questa regola vale ancora di più, nel momento in cui ti trovi ad interagire con altre persone per raggiungere un obiettivo comune.
Da anni sono appassionato delle diverse sfaccettature che presentiamo tutti noi esseri umani, mi piace aiutare le persone a comprendere meglio cosa desiderano, ma ho un debole per i team.
Team sportivi o lavorativi, dove diverse personalità devono necessariamente confrontarsi quotidianamente per realizzare un fine condiviso.
Ognuno di noi mette in campo ciò che ha: esperienze passate, credenze e valori, abitudini, educazione scolastica, esempi ricevuti da persone significative, ecc….
E spesso tutti questi fattori determinano risposte diverse davanti a stimoli di un certo tipo. Ciò accade in ogni tipo di situazione in cui è necessario interagire con gli altri.
Affinchè le cose funzionino serve “incastrare” una serie di elementi.
- Un leader con una visione precisa e chiara che sappia spiegare bene la rotta da seguire
- Persone motivate a superare i propri limiti e senza timore di affrontare l’ignoto
- Un ambiente motivante in cui ognuno possa fornire il proprio contributo senza paura di venire giudicato
- L’ umiltà di ammettere i propri errori e la voglia di apprendere da chi è diverso
- La pianificazione di obiettivi chiari e condivisi, che spingano le singole persone a raggiungere qualcosa di unico.
E potrei continuare ancora per molto.
Queste attitudini dovrebbero venire coltivate fin dai primi anni di vita, tramite tecniche e spunti da insegnare nelle scuole primarie.
Oggi purtroppo non accade e questo è un vero peccato, poiché anche in una classe delle elementari sono presenti diverse dinamiche, che possono aiutare bambini e insegnati a crescere reciprocamente.
A riguardo martedi’ scorso ho avuto la fortuna di partecipare alla festa di fine anno scolastico del mio bambino di 11 anni.
E’ stata organizzata per permettere ai bambini di 5° elementare di salutare i propri compagni e le maestre che non vedevano dal vivo da circa 3 mesi.
Tutto è stato molto emozionante: il fatto di non potersi abbracciare e baciare, vedere questi bambini di 11 anni che presentano i primi mutamenti fisici e caratteriali e ricordarli com’erano 5 anni fa.
Gli occhi che si bagnavano per l’emozione e la mascherina che permetteva di mantenere un certo contegno, per non far vedere le proprie sensazioni.
E infine un bellissimo regalo: un album che raccontava la storia di questi ometti e signorine, con foto del primo anno e di oggi.
Nell’ultima pagina dell’album è presente una lettera di Daniel Pennac. Ogni azienda o società sportiva dovrebbe ricordarsi tutti i giorni di queste parole e forse le cose potrebbero andare un po’ meglio.
Tu la trovi qui sotto la foto.
“Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare.
La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sintonia.
E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all’insieme.
Siccome il piacere dell’armonia li fa progredire tutti , alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non in maniera brillante come il primo violino , ma conoscerà la stessa musica.
Il problema e che vogliono farci credere che nel mondo contino solo i primi violini”
D.Pennac
A settimana prossima
Davide